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.«Da qualche anno», ha scritto recentementeil già ricordato Luca Serianni, «mi càpita sempre più spesso di incontrare studentimeridionali (talvolta anche attempati insegnanti della stessa provenienza) che mi sirivolgono correntemente con il voi.Mi è stato detto che tale abitudine [.] dipendedal fatto che gli insegnanti della scuola elementare e media, a differenza di un tempo,si rifiuterebbero di imporre l uso del lei agli scolari, temendo di comprometterne laspontaneità espressiva.Non so se le cose stiano veramente così; certo è che l uso delvoi mostra un inattesa vitalità, che andrebbe adeguatamente studiata».Non l ha studiata, ma l ha magnificamente rappresentata sul grande schermo LucaMiniero nel più grande successo cinematografico italiano del 2010.In Benvenuti alSud l opposizione geolinguistica fra un Nord che dice lei e un Sud che risponde voigenera almeno un paio di situazioni comicamente irresistibili.La vitalità del voi si registra anche in altri settori della lingua, come per esempioquella parlata da Topolino e compagni: come ha scritto Daniela Pietrini inun eccellente ricostruzione dell italiano dei fumetti disneyani, quest ultimo «sidifferenzia dall italiano moderno perché non conosce il pronome allocutivoreverenziale Lei.Al suo posto utilizza sistematicamente il Voi andando in direzioneopposta alla tendenza dell italiano in cui il Voi è ancora in uso [.] solo nell ambito dialcuni italiani regionali».Rimane, a questo punto, un unico nodo da sciogliere: che consiglio dare a queinostri lettori del Sud, soprattutto giovani, che adoperano il voi come forma allocutivadi cortesia? Il nostro suggerimento è quello di percorrere un doppio binario: da unaparte conservare l uso di questa forma, così nobilmente radicata nella storialinguistica d Italia, negli scambi locali; dall altra impegnarsi a usare il lei in tutte leoccasioni comunicative in cui è richiesto l uso dell italiano standard, a partire daquelle che riguardano la scuola e l università.Questo o quello per me pari sonoNel primo atto del Rigoletto di Verdi, il Duca di Mantova canta:Questa o quella per me pari sono / a quant altre d intorno, d intorno mi vedo; / del miocore l impero non cedo / meglio ad una che ad altra beltà.Francesco Maria Piave, il librettista favorito di Giuseppe Verdi, non poteva certoimmaginare che il primo di quei versi sarebbe diventato un espressione comune dellanostra lingua, ripetuta spesso nei discorsi e nelle chiacchiere quotidiane.Possiamo confermare che i pronomi dimostrativi questo e quello sono pari, cioèequivalenti, dal punto di vista grammaticale.Possono essere entrambi sia aggettivi siapronomi: questo indica qualcuno o qualcosa vicino a chi parla («Ti piace questasciarpa?» = La sciarpa vicina a me che sto parlando); quello indica qualcuno oqualcosa lontano da chi parla («No, preferisco quella che abbiamo visto nell altravetrina»).Per altri aspetti, invece, quello non è pari a questo, perché può far nascere piùdubbi: quando è usato come aggettivo, infatti, presenta forme diverse a secondadell iniziale della parola che segue.Ecco come stanno le cose.Per il femminile singolare abbiamo due forme: la forma piena quella e la formacon l apostrofo quell.Per quanto riguarda l uso:1.la forma piena si usa davanti a una parola che comincia per consonante: quellatavola;2.la forma con l apostrofo si usa davanti a una parola che comincia per vocale:quell accademia.Al femminile plurale abbiamo l unica forma quelle: quelle finestre, quelleautomobili.Quanto al maschile:1.quell (singolare) e quegli (plurale) si adoperano davanti a parola che cominciaper vocale: quell armadio, quegli ornamenti;2.quello (singolare) e quegli (plurale) si adoperano davanti a parola che cominciaper:·ð s cosiddetta «impura», cioè seguita da un altra consonante: quello sgorbio,quegli stupidi;·ð s palatale (che in italiano si scrive sce e sci): quello scenario, queglisciocchi;·ð n palatale (che in italiano si scrive gn): quello gnomo, quegli gnocchi;·ð z: quello zio, quegli zaini;·ð x: quello xilofono;·ð pn e ps: quello pneumologo, quegli psicologi;·ð y, j e i che precede un altra vocale: quello yogurt, quegli juventini, quelloiettatore.Quel (singolare) e quei (plurale) si usano in tutti gli altri casi, cioè davanti a parolache comincia per consonante semplice o per altri gruppi consonantici: quel cappotto,quei divani, quel whisky, quei wargame.Quello subisce trasformazioni quando è aggettivo; quando è pronome, invece, nonsubisce trasformazioni, se non quelle legate al genere (quello / quella) e al numero(quelli / quelle).A riprova, ecco come si comporta quando è aggettivo: «Quegliantichi mobili costano molto», e quando è pronome: «Mi piacciono sia i mobilimoderni sia quelli antichi».CodestoÉ mai possibile o porco di un cane / che le avventure in codesto reame / debbanrisolversi tutte con grandi puttane?Molti avranno riconosciuto la canzone da cui sono tratti questi versi: è CarloMartello ritorna dalla battaglia di Poitiers.In una lingua volutamente aulica FabrizioDe André, che l aveva composta nel 1962, ironizzava su un re che, tornato dallegloriose avventure contro i Mori, trafficava con una prostituta come un mascalzonequalunque («Nihil sub sole novi», vien fatto di dire).Per evocare l atmosferacavalleresca medievale, De André inserì nel testo quel codesto che, da solo, dà unsapore d altri tempi alle parole del re dei Franchi.Come negli anni Sessanta del Novecento, così anche oggi codesto è parola d altritempi, con un eccezione geografica, un eccezione settoriale e qualche eccezionestilistica.L eccezione geografica: codesto è normalmente usato in Toscana per indicarequalcuno o qualcosa lontano da chi parla e vicino a chi ascolta.L eccezione settoriale: codesto è normalmente usato nel linguaggio burocratico perindicare qualcuno o qualcosa lontano da chi scrive e vicino a chi legge.Se si scriveuna lettera a un ufficio qualsiasi, quando la lettera arriverà al destinatario la personache l ha scritta sarà lontana, mentre chi la legge sarà in quell ufficio
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